La vicenda della nomina da parte del padre (consigliere comunale membro della Commissione elettorale comunale) dello scrutatore (figlio) ha avuto una eco anche sulla stampa locale.
Il 25 maggio scorso avevo chiesto, al sindaco ed al segretario comunale, chiarimenti sulla applicabilità o meno dell’art. 78 del Testo Unico Enti Locali-TUEL (v. blog del 18 maggio e successivi) in capo al consigliere comunale interessato.
L’8 giugno, non avendo ancora ricevuto risposta, ho inviato due righe al Corriere Adriatico, che ha pubblicato la notizia il 10 giugno (clicca e leggi il 1° articolo).
Il 12 giugno, quel quotidiano ha pubblicato la replica del sindaco (clicca e leggi il 2° articolo).
Come si può facilmente constatare, il sindaco ha preferito “scantonare” parlando di una cosa che nessuno contesta (il diritto dei parenti di amministratori comunali a poter essere nominati scrutatori, se ne hanno i requisiti), quando il VERO TEMA che avevo posto riguarda l’applicabilità della norma (art. 78 TUEL) che impone agli amministratori locali (consiglieri, assessori, sindaci e presidenti) il dovere di “astenersi dal prendere parte alle deliberazioni che possono riguardare interessi propri o di loro parenti entro il 4° grado”.
Insomma, oggetto dell’attenzione e della critica, politica prima che giuridica, era chiaramente il comportamento dell’amministratore comunale (che, lo ripeto, nell’esercizio delle funzioni di membro della Commissione elettorale comunale, aveva partecipato alla nomina a scrutatore di un proprio parente stretto), non il comportamento del cittadino nominato.
Velatamente, ma neanche troppo, avevo poi criticato anche il comportamento di quei membri della Commissione elettorale che, sapendo del rapporto di parentela intercorrente tra lo scrutatore “nominando” e il consigliere “nominante”, non hanno ritenuto opportuno sollevare almeno la questione formale e di opportunità.
E siccome l’articolo di domenica 12 giugno è stato, nello stesso giorno, affisso sulla bacheca che si trova al piano terra del Municipio, a fianco dell’Ufficio postale, l’indomani ho affisso sempre lì, il testo di un nuovo comunicato inviato al Corriere Adriatico (non ancora pubblicato).Visto, infine, che quel foglio, nel giro di poche ore è stato tolto dalla bacheca comunale, ve lo ripropongo qui di seguito. Eccolo:
RISPOSTA AL SIG. SINDACO
inviata oggi, 13 giugno, alla redazione del Corriere Adriatico di Jesi
“” Il sindaco di Mergo, fa il solito “gioco delle tre carte” e fa finta di non capire che il problema che ho posto non riguarda il diritto - intoccabile - dei parenti di un consigliere comunale ad essere nominati scrutatori, ma il DOVERE DI UN CONSIGLIERE COMUNALE, nell’esercizio delle funzioni di membro della Commissione elettorale comunale, DI ASTENERSI dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di deliberazioni riguardanti la nomina di un proprio parente all’incarico retribuito di scrutatore, considerato quanto disposto dalla legge (art. 78, comma 2, Decreto Legislativo n. 267/2000).
Ma, al di là dell’ “aspetto giuridico” che, secondo il sindaco, “non esiste”, restano, per me, gli evidenti aspetti di credibilità della politica e dei politici coinvolti.
E restano, soprattutto e nella loro crudezza, i fatti, sulla base dei quali smentisco il sindaco quando afferma che la Commissione avrebbe seguito “il criterio di conferire l’incarico a giovani studenti o disoccupati, evitando di nominare due volte la stessa persona”.
E allora stiamo ai fatti !
1. E’ un fatto che la Commissione non ha minimamente discusso di criteri. Lo si evince dal verbale della seduta, a cui ho assistito (e raccontato sul sito www.rinnovamento.eu , blog del 18 maggio). Infatti, appena insediatasi, la Commissione, senza discussione alcuna, ha proceduto immediatamente alle nomine, facendo così: su invito nominale del sindaco, i 3 consiglieri-commissari hanno indicato un nome ciascuno, prima per i 3 scrutatori effettivi e poi per i 3 scrutatori supplenti. Il Segretario comunale ha preso nota dei nomi, che sono poi stati votati “in blocco”, senza discussione e con voto unanime. Il tutto è durato 2 minuti!
2. E’ un fatto che nemmeno il pseudo-criterio indicato (a posteriori) dal sindaco è stato rispettato.
3. E’ un fatto che “figli di politici” sono stati nominati solo tra gli scrutatori effettivi e non tra quelli supplenti.
4. E’ un fatto che il nome del figlio del consigliere non è stato fatto dal padre, ma da altro consigliere comunale, dello stesso gruppo di maggioranza, di cui il consigliere-padre è capogruppo.
5. E’ un fatto che, come dimostrano le cronache del Comune di Sassoferrato, tutto ciò era evitabile, procedendo con sorteggio (magari tra candidati che siano giovani studenti e disoccupati).
Confermo infine che non ho nulla di personale nei confronti delle persone coinvolte in questa storia. Mi preme criticare un certo modo di fare, che si traduce in comportamenti, secondo me censurabili, di certi “politici” (che, a questo punto, dovrebbero sentire il dovere di dimettersi) e di un certo modo di fare politica (che ormai dovrebbe essere NON difeso ma lasciato alle ortiche. Da tutti). Considero chiusa qui la polemica giornalistica e vi ringrazio dell'ospitalità.””
Riccardo Maderloni
portavoce Lista "Rinnovamento per Mergo"
PS: della mia storia personale – su cui pare che al sig. sindaco piaccia molto spettegolare - dico solo che fin da giovanissimo mi sono impegnato in politica, con passione, sacrificio, onore e rispetto! Non ho rubato mai niente a nessuno. Non mi sono mai approfittato di niente della “cosa pubblica” che mi è stata affidata. Spero possano dirlo tanti di quelli che fanno politica oggi! Io, a lui l’ho conosciuto sui banchi della Comunità montana: TANTI, TANTI, TANTI anni fa… Dopo tanti anni, io ho lasciato la carica di consigliere comunale, 1 anno fa, ad una giovane. Lui, che giovane non è più, si sforza di fare il Sindaco!
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