Il 3 novembre Marco Pompili, con cui ho condiviso l'esperienza di consigliere comunale a Mergo, dal 1999 al 2004, ha inviato alla email di questo sito una sua ulteriore riflessione su Mergo, la annunciata Variante al PRG... e dintorni.
Intanto ringrazio Marco per la sua cortee attenzione. Non commento ora ciò che scrive; mi sembra più corretto "lasciargli interamente la scena".
Lo scritto è lunghetto, ma non certo privo di interesse. Ve lo propongo com'è, sollecitando anche altri a prendere pare, liberamente, alla discussione (basta inserire un commento, che non ha filtri e dunque viene pubblicato subito in automatico. Ovviamente, correttezza vuole che ci si firmi).
"Ciao Riccardo, intervengo in merito al tuo post sul PRG (n° 211), visto che mi chiami in causa.
Un primo chiarimento. Nel mio scritto del 18 Settembre mi ero attenuto ad un principio da te enunciato in un precedente articolo (non ricordo la data, ma vecchiotto), dove invitavi alla partecipazione e alla discussione aperta tutti quanti, anche su temi non confinati alla sola esperienza mergana. Il mio intervento voleva essere niente altro che questo, lo stimolo ad un dibattito che per me non può che caratterizzarsi come una discussione di carattere generale, avendo poca conoscenza, attualmente, delle dinamiche di quanto accade nel paese di Mergo (paese che ovviamente amo, ma nel quale non risiedo da quasi un paio di anni). Quanto detto per chiarire i contorni del mio precedente intervento, ma non certo per derubricare il tuo invito, nel quale non ho trovato, e spero tu lo confermi, nessun tentativo di strumentalizzazione/opportunismo.
Vengo ad alcune questioni “di contenuto”.
Mi è chiara la peculiarità della “merce” suolo; la differenza che io esprimevo era di tono e di accento rispetto al termine “speculativo”, ma non al carattere generale della tua discussione. Non credo si debba procedere oltre su questo aspetto.
Il mio ragionamento sulla popolazione può sembrare freddino, ma mi serviva per sottolineare un principio di fondo (senza entrare nei dettagli della Variante, che non conosco), che ribadisco: bisognerebbe evitare ciò che Flaiano (credo fosse lui) enunciava come un vizio tutto italiano, preferire le inaugurazioni alle manutenzioni. Le cronache degli ultimi anni (alluvioni, frane…) sottolineano la necessità, che è più vecchia per chi segue questi temi, di un passo diverso nelle politiche del territorio realizzate in Italia negli ultimi anni, politiche che dovrebbero caratterizzarsi sempre più per un maggiore recupero e valorizzazione dell’esistente. Se su questo terreno Mergo decidesse di fare la sua parte la strada sarebbe senza dubbio quella giusta: un’idea di sostenibilità da declinare in tutti i modi potrebbe essere per esempio un pezzo rilevante di un programma di governo locale (perché no, anche per valorizzare e rilanciare la Festa di San Martì!).
Passo anche a questioni “di metodo”.
La gestione di un PRG è cosa molto delicata (bisogna dire le cose come stanno: i PRG, oltre ad avere un’ambizione di carattere generale, arricchiscono alcuni e non altri). L’agenda setting, da questo punto di vista, può seguire diverse strade, tutte legittime e tutte con punti di forza e di debolezza.
1) “approccio razionalistico”: l’amministrazione possiede una conoscenza forte ed esaustiva, a suo parere, delle cose da fare e procede, sottoponendo le scelte al voto del Consiglio che decide a maggioranza. Siamo nell’alveo della democrazia rappresentativa, che non necessita di ascoltare direttamente i cittadini, anzi è meglio che non lo faccia preferendone alcuni ad altri (si presume che lo facciano i consiglieri, che fungono da rappresentanti degli interessi).
2) “approccio partecipativo”: si allarga gli spazi di confronto, si allarga il tipo di soggetti coinvolti, dando voce alla società civile; concretamente, per ciò di cui discutiamo, l’amministrazione può avanzare proposte, anche alternative e anche semplicemente abbozzate, sullo sviluppo del suo territorio, che discute, apertamente, in assemblee pubbliche e plurali (non semplicemente da convocare, ma da animare). E’ poi compito dell’amministrazione tentare di bilanciare gli interessi e le visioni emerse, ascoltare e quindi decidere in sostanza.
3) “approccio deliberativo”, il più complicato, il più affascinante. L’amministrazione si fa attore in campo, non super partes. Discute ad un tavolo con soggetti rilevanti (professionisti del settore, cittadini semplici, opposizione, associazioni locali …), ed insieme, dopo un ragionevole processo di confronto, giungono a scelte condivise (tutti gli attori rinunciano a parte dei loro interessi o visioni, per il bene comune). Qualunque sia la scelta il processo decisionale deve essere chiaro dall’inizio, esplicitato e adottato con coerenza (la mia opinione è che se si vuole incontrare la società civile la seconda è quella maggiormente percorribile e gestibile per un contesto piccolo come quello di Mergo).
“Abbiamo militato su fronti diversi” è vero, e probabilmente “culturalmente” la nostra diversità permane, essendo io di cultura liberale e tu di estrazione socialista.
L’appartenenza ad un’area filosofico-politica, comunque, può essere basata su principi forti, ma non ideologicamente immobili né autoreferenziali (era un po’ liberale Norberto Bobbio, per esempio, come era un po’ socialista Luigi Einaudi).
Ho cercato di attenermi a questo spirito anche quando facevo politica attiva, scontrandomi spesso con l’amministrazione Ricci prima ancora sugli approcci e sui metodi che sui contenuti (solo per fare alcuni esempi ho denunciato la politica silenziosa e diseguale di trattamento delle associazioni locali, quando non di aperta contrapposizione ad una sola di esse, mi sono rifiutato di accettare che il tandem di sinistra Ricci/Vai potesse sbandierare lo spauracchio dell’immigrazione per procedere all’assegnazione diretta delle case popolari …), constatando spesso, ma lo dico senza alcuno spirito polemico, una certa disattenzione dei consiglieri di maggioranza su questi aspetti, anche tua. Lo stesso spirito mi guida oggi nel giudicare la politica e mi ha fatto maturare giudizi critici e severi (da anni) verso una compagine politica di governo nazionale, l’attuale, che sbandiera parole vuote come liberalismo e non ne rispetta i principi basilari, anzi agisce contrariamente ad essi.
In sostanza, di un “fronte comune” c’è sicuramente bisogno, sempre; intendo un fronte comune delle idee e dell’apertura al dialogo, unico vero mezzo per separare il grano dalla pula.
Che il “fronte comune” si possa anche trasformare in prassi politica, soprattutto a livello locale, è ancora vero.
Ciò detto, spero di non sopravvalutare la tua onestà e correttezza nel sostenere che non aspettavi certo una risposta puntuale e di prospettiva alla tua domanda/invito perché da parte mia non vi può essere, non per ignavia, ma per mancanza di conoscenze puntuali (non so dirti se è tempo di cambiare, così come non posso dire che il buon governo regna sovrano a Mergo) e per impossibilità pratica e di impegno quotidiano alla politica locale, elemento imprescindibile per essere credibili.
Marco Pompili"
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