Terminato il 2011, sono possibili un bilancio e alcune considerazioni riguardo l’attività del Consiglio e della Giunta comunale.
Cominciamo dal Consiglio comunale (vedi una immagine, qui a fianco).
Credo che, pur con tutto il rispetto (e l’affetto personale) per questo livello Istituzionale, si possa dire che il Consiglio comunale di Mergo abbia toccato con mano, nell'anno ormai trascorso, la propria “marginalità”.
Ci sono, ovviamente, cause diverse: generali (dalla elezione diretta dei sindaci, alle cosiddette “Bassanini”), e locali, da una inadeguata consapevolezza del proprio ruolo, alla mancanza assoluta di “impulso” da parte della Giunta.
Viene il dubbio che non tutti i membri del Consiglio abbiano presente che essere “l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo” (art. 42 TUEL) significa avere, collegialmente ma anche individualmente, il diritto/dovere di “monitorare” l’attività dell’Organo Esecutivo (la Giunta) ma anche degli Organi non politici, cioè dei Dirigenti e dei Responsabili dei Servizi, nonché le attività di Enti, Aziende, Istituzioni e Società partecipate. Si tratta, ovviamente, di un controllo politico-amministrativo prima che “giuridico-legale”, che va svolto con continuità e che trova il suo massimo apice in quella delibera, normalmente presa a settembre, che impone la verifica dello Stato di Attuazione dei Programmi (e della Salvaguardia degli equilibri di bilancio) e quindi la verifica dei risultati concreti ottenuti (o meno) da sindaco e Giunta nella loro attività: appuntamento al quale la Giunta Corinaldesi, anche nel 2011, ha fatto “scena muta” e c’è voluto l’intervento della nostra consigliere Martina Corinaldesi per ricordarglielo e protestare, chiedendo che la Giunta onori i propri obblighi e renda conto del suo operato, dal 2012.
Nella realtà, le cose sono andate molto diversamente. Se si escludono alcune interpellanze a risposta scritta presentate da Martina Corinaldesi e la richiesta, per esempio, dei Bilanci delle società partecipate nonché la presentazione di 1 OdG del consigliere Flavio Vai (sulla situazione di crisi alla Alta Definizione), nessun consigliere ha presentato una proposta di deliberazione, né una mozione, un Ordine del giorno, una interrogazione o una interpellanza, che sono gli strumenti tipici attraverso cui si esercita il potere di iniziativa dei Consiglieri comunali.
Segno che l’esperienza amministrativa sembra vissuta in modo superficiale dalla quasi totalità dei Consiglieri, di maggioranza e di minoranza.
C’è poi la assoluta mancanza di impulso e di proposta da parte di Sindaco e Giunta, eccezion fatta per gli atti di bilancio o per altri, di natura intercomunale, dovuti. La scarsa attività del Consiglio comunale, dunque, è l’altra faccia della medaglia di una Amministrazione senza idee strategiche, che tira a campare, che vive un banale tran-tran quotidiano, limitato allo stretto indispensabile o poco di più. I numeri, a questo riguardo, sono impietosi.
Nel 2011 il Consiglio è stato riunito solo 6 volte (furono 11, nel 2010) ed ha preso appena 30 deliberazioni (furono 55, nel 2010): dunque, attività dimezzata!.
Ma se da queste 30 delibere togliamo le 6 di approvazioni dei verbali delle sedute precedenti, le 3 comunicazioni del sindaco (su cui non si vota), le 5 delibere di routine di inizio anno (aliquota Ici, Irpef, aree fabbricabili, piano delle alienazioni), le 3 variazioni di bilancio (di cui 2 ratifiche di delibere già prese dalla Giunta), resta davvero poco: la convenzione per il Centro Ambiente di Castelplanio, 3 Regolamenti (Igiene urbana, Contabilità comunale, SAD) che spesso sono il recepimento di testi elaborati a livello sovracomunale, su cui il Consiglio, in genere, non interviene) e gli atti di bilancio previsti per legge e che rendono obbligatoria la convocazione del Consiglio, 4 volte l’anno: a marzo, il Bilancio di Previsione; ad aprile, il Rendiconto 2010; a settembre, lo Stato di Attuazione dei Programmi e la Verifica della Salvaguardia degli equilibri; a novembre, l’Assestamento generale. Stop.
Argomenti, quest’ultimi, che in altri Comuni sono preparati da Assemblee pubbliche in cui le Amministrazioni spiegano e rendono conto delle loro intenzioni e del loro operato ai Cittadini prima che ai Consiglieri comunali, ma che a Mergo vengono sbrigati in una manciata di minuti e spesso si sfrangiano in discussioni caotiche che assomigliano molto a quelle "da bar Sport"!
Dalla stagione (anni ‘80) in cui si voleva imporre la fusione obbligatoria dei piccoli Comuni, si è via via passati a strategie più soft, quelle degli incentivi economici ad associare funzioni e servizi.
La prima strategia è fallita, la seconda ha dato magri risultati.
Ora però, sotto l’incalzare delle difficoltà finanziarie generali, i Comuni più piccoli sono stati posti di fronte all’obbligo ex lege di dare vita a Unioni di Comuni o Consorzi obbligatori per la gestione associata di Uffici tecnici, Anagrafe, Ragionerie, Trasporti, Polizie Municipali, ecc.
Ma a Mergo non se ne parla, almeno pubblicamente; è come se la cosa non riguardasse i Cittadini, ma sia “affar loro”, dei “lorsignori” dell’Amministrazione (in verità, non ne parla neanche il maggior partito di opposizione, il PD…).
Allora, di fronte ad uno scadimento generale di tal fatta a me viene di pensare che sia ormai tempo di riflettere se non sia il caso di “fondere” tra loro non solo funzioni e servizi ma anche Sindaci, Giunte e Consigli comunali. Di farne 1 di 2 (o di 3 o più).
Molti anni fa, giovane studente a Recanati, sulla bacheca di un partito, lessi il titolo di un manifesto scritto a mano (allora usavano molto). Non l’ho più dimenticato. Diceva: “A che serve che ti servi di una serva che non serve ?” e faceva riferimento a non so più quale esempio di inutilità.
E’ uno scioglilingua che ho provato ad applicare in diverse situazioni. Può adattarsi anche al nostro caso, a Consiglio, Giunta, Sindaco, Apparato tecnico-amministrativo di Mergo?
Ovviamente, la discussione, come si dice, è aperta…
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