Per gentile concessione dell'interessato, pubblichiamo la Relazione introduttiva svolta dal Capogruppo consiliare PD, Flavio VAI, al convegno che il suo partito ha tenuto domenica scorsa 25/3 ad Angeli di Mergo (hotel Lidia) sul tema “OCCUPAZIONE E PRODUZIONE: QUALE FUTURO ?” (vedi post n. 261 e 262).
" L'attuale situazione di instabilità economica internazionale, seguita alla grave crisi economica mondiale interessa anche le Marche, un territorio che ha a lungo evidenziato un'economia in salute e un mercato del lavoro dinamico. Negli ultimi anni i segnali di difficoltà, erano circoscritti ad alcuni comparti specifici tradizionali del made in Italy, quali calzaturiero e tessile-abbigliamento, ma oggi la situazione evidenzia problematiche trasversali e comuni a quasi tutti i settori produttivi.
La globalizzazione dell’economia, che stiamo vivendo, è certamente il fenomeno che ha alterato le vecchie regole. Pochi ne stanno traendo grandi vantaggi, tanti invece ne subiscono gli effetti negativi.
La delocalizzazione produttiva è diventato un concetto chiaro e ben acquisito nell’occidente sviluppato, area in cui l’economia reale si sta riducendo complessivamente sempre di più. Ormai quasi ogni nostro cittadino si rende conto di quali disastri abbia già provocato e stia provocando. Si delocalizza perché ci sono aree del mondo dove il costo combinato della mano d’opera, più quello del sistema paese è, a parità di valuta di riferimento, da 3 a 10 volte inferiore. Purtroppo nei nostri tempi, è molto più facile di un tempo andare a produrre dove le condizioni di competitività complessiva sono migliori.
L’aspetto occupazionale è drammatico, con continui peggioramenti della situazione dovuti allo stato di crisi di aziende e di realtà produttive che fino a pochi mesi fa, sembravano avere la forza di reggere l’impatto della crisi. Calano le assunzioni mentre è in aumento il ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità e conseguentemente aumentano anche le persone in cerca di occupazione. Un possibile peggioramento si potrà verificare nei prossimi mesi, una volta che saranno finiti i periodi di cassa integrazione, un ammortizzatore che ha permesso di comprimere il dato della disoccupazione, mantenendolo a livelli meno grandi di quanto siano in realtà.
Per far fronte ad una situazione sempre più complessa le aziende ricorrono a strategie sempre più articolate, utilizzando in maniera più intensa non soltanto misure “difensive”, quali razionalizzazione dei costi, ma mettendo in campo anche strategie più “aggressive” quali nuovi sbocchi commerciali, qualità dei prodotti, riduzione dei tempi di produzione. La competitività aziendale però, non dipende più solo dalle capacità dell’imprenditore ma, sempre più spesso, dipende da condizioni oggettive esterne, non dominabili o gestibili dall’imprenditore.
Le imprese registrano anche delle gravi difficoltà di accesso al credito. Le cause sono da rintracciare soprattutto nella richiesta di maggiori garanzie per gli imprenditori, nella minore concessione di credito/scoperto di conto e nell’incremento degli interessi bancari. Gli istituti di credito che hanno ricevuto dalla Banca Centrale Europea ingenti somme di denaro al tasso dell’1%, lo stanno rivendendo al 5\6%, non aiutando il sistema produttivo ad uscire da questa grave situazione in cui versa
Il problema del lavoro dei giovani è una piaga nazionale. I contratti a termine di apprendistato e a progetto, quando ci sono, sono provvisori e privi di garanzie per il futuro. Esiste anche un altro problema che spesso sfugge, sono in aumento (le percentuali oscillano attorno al 30%) i giovani che non cercano lavoro. Infatti, se da un lato molti “investono” anni nello studio e nella formazione, è preoccupante che aumentano sempre più i giovani che non fanno nessuna delle due cose, non studiano e non lavorano.
La presente crisi è più grave delle precedenti, anche perché appare riguardare lo stesso funzionamento delle istituzioni, che sembrano come ingessate di fronte al manifestarsi degli eventi, che sembrano non riuscire a prendere le misure necessarie.
Dalla crisi si può e si deve comunque uscire, al fine di salvaguardare il mantenimento dell'occupazione, di conservare il valore del patrimonio delle nostre aziende, di preservare il benessere raggiunto e aprire prospettive positive alle future generazioni. Dentro la crisi produttiva e occupazionale ci sono i destini di tanti lavoratori e delle loro famiglie.
Oggi il Partito Democratico, promotore e organizzatore di questo dibattito, si vuole confrontare su temi di grande rilevanza su cui è centrata l’attenzione politica, in un momento in cui si stanno approvando provvedimenti di forte impatto sull’economia e sul mercato del lavoro.
Il Partito Democratico è a fianco di tutti i lavoratori che anche in questa Regione subiscono le pesanti conseguenze della crisi e dei giovani che non trovano occupazione o sono impiegati in condizioni di inaccettabile precariato.
Per il Partito Democratico l’incremento della produzione e il sostegno agli investimenti aziendali, non possono essere separati dalla piena garanzia dei diritti fondamentali e della dignità dei lavoratori.
Voglio chiudere il mio breve intervento con una frase presa dall’intervista che il Presidente della Commissione CEI per il Lavoro Mons. Bregantini ha concesso nei giorni scorsi agli organi di stampa: “Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto, da dismettere, eliminare per motivi di bilancio”. "
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