“Per l’ex Merlo Nero ora volano le carte bollate!”: così ho scritto a proposito della
delibera n. 22 del 23 aprile 2013 (resa nota più di 2 mesi dopo, il 27
giugno) con cui la Giunta Comunale ( assenti gli
assessori Anastasi e Serini) ha deciso di costituirsi in
giudizio e resistere al ricorso presentato dall’ex gestore del ristorante “il
Merlo nero”, sig.ra Marina Pierelli (http://www.rinnovamento.eu/atti_commenti_giunta2013.htm)
La
vicenda è nota ai Lettori.
L’Amministrazione
comunale, proprietaria dell’immobile di Via C. Battisti, 14, adibito a
ristorante ed affittato, 12 anni fa, alla sig.ra Pierelli, decise di non
rinnovarle il contratto di affitto e di dichiarare la “finita locazione”,
mettendola – di fatto – “alla porta”.
Successivamente,
l’Amministrazione cercò nuovi gestori dei locali e mise a punto un bando con clausole
e condizioni (alcune ritenute “bizzarre e discutibili”) che di fatto fecero registrare
una sola partecipante, la sig.ra Romina Gambini, che ovviamente lo vinse.
Si può
immaginare che sia stata grande la soddisfazione dell’Amministrazione per
l’esito della gara non solo perché riuscì a riaffittare subito i locali, spuntando
anche un canone di affitto sensibilmente superiore a quello precedente, ma
anche per il fatto che la nuova gestore poteva essere considerata persona senz’altro
degna di ogni garanzia e affidabilità e certamente non sconosciuta per essersi candidata, nel 2009, nella sua stessa lista
elettorale (anche se, purtroppo, non
risultò eletta).
La nuova
locazione comportò all’Amministrazione una notevole mole di lavori di
adattamento e ammodernamento dei locali e delle attrezzature, con relativo
accollo di spese, calcolate in alcune decine di migliaia di euro, tali da
pregiudicare e annullare per un bel po’ di tempo il nuovo e maggiore canone.
D’altro
canto, l’Amministrazione elevò ferme lamentele e circostanziate accuse nei
confronti del vecchio affittuario, per presunti danni a suo dire arrecati
all’immobile.
L’affittuaria respinse le accuse al mittente, accontentandosi di incassare
le somme e gli indennizzi che la legge prevede in questi casi.
Insomma,
come accade spesso, la separazione non fu indolore, con tutte le conseguenze
del caso.
In
realtà, l’Amministrazione corrispose all’interessata l'importo relativo alle prime 18 mensilità (poco meno di 5.000 euro) onorando i
propri impegni per la ottenuta “finita locazione”. Ma poi, quando si trattò di corrispondere le somme successive (avviamento
commerciale+deposito cauzionale), la procedura si è
fermata. Perché? Si è pensato, forse, così facendo, di autorisarcirsi dei danni
lamentati? Non è dato sapere.
Sta di
fatto che questo comportamento non deve essere piaciuto alla sig.ra Pierelli che
vi avrà ravvisato una lesione di suoi diritti e interessi. E siccome, come par
di capire, il dialogo era ormai irrimediabilmente interrotto, è passata alle
“carte bollate”, chiedendo l’intervento del Giudice.
Ora,
dunque, Amministrazione comunale e sig.ra Pierelli si scontreranno in
Tribunale.
Il
Comune, per tentare di evitare l’esborso della somma richiesta (6.023 €) ed ottenere il riconoscimento e la quantificazione dei danni presuntivamente subìti, si
farà assistere dall’avv. Daniele Bendia, del Foro di Ancona, per le cui
prestazioni professionali ha già stanziato la somma di 2.650 €.
Come ho
già avuto modo di commentare, “siamo di fronte al nuovo capitolo di una
brutta storia” che, come si dice, appare “cominciata male e condotta
peggio” da parti che non sono riuscite a tessere la trama di un dialogo
utile a risolvere le controversie e ad ottenere così la tutela dei propri
legittimi interessi.
Non so,
ad esempio, se sia stata tentata la strada dell’arbitrato e della gestione
extra-giudiziale del conflitto; insomma, non so se le “carte bollate” siano state
davvero necessarie.
Per il
momento si deve registrare il fatto che il Comune (e il Contribuente mergano) per
evitare il rischio di sborsare 6 mila euro, ne deve improntare - subito - quasi
la metà per spese legali.
E siamo
solo agli inizi diu una causa civile che non sarà breve…
Mi pare il caso di dire: “fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza…”
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