Sulla scalinata di Montecitorio, nella Piazza del Parlamento |
L’improvviso peggioramento meteo,
con l’annuncio di forti nevicate, ha tenuto in apprensione un po’ tutti e in
particolare il presidente dell’AUSER Alta Vallesina, Roberto Paolucci, per
tutte le 48 ore precedenti.
“Partiamo? Disdettiamo tutto?”
No, alla fine, incrociando le dita (di neve se ne era vista poca) si decide di
partire. E alle 7 di ieri mattina, il pullman della Gabrielli di Genga, con la
guida esperta di Vincenzo, è lì che ci aspetta sul piazzale del Parco ad
Angeli.
Arrivano quelli di Jesi, di
Cupramontana e di Apiro, poi anche il gruppo di Serra S. Quirico e, infine, una
sosta a Fabriano: alla fine siamo in 44, come i fatidici gatti “in fila per tre
e il resto di uno…”!
Le strade dell’Umbria sono
innevate fino dopo Spoleto, poi vicino Roma fanno capolino cielo sereno e sole.
Alle 11,00 imbocchiamo l’Ardeatina, poco dopo siamo al Mausoleo delle Fosse
Ardeatine, eretto nel luogo dove, nel marzo del ’44, i nazifascisti trucidarono
335 italiani innocenti, prelevati nelle carceri romane, per vendicare la morte
di 33 militari del battaglione SS “Bozen” caduti in un azione di guerra attuata
in Via Rasella dai GAP, i Gruppi di Azione Patriottica della Resistenza romana.
E’ un pellegrinaggio laico, in un
luogo dove gli unici sentimenti ammessi sono il dolore e la pietà, ma anche la
“memoria”, per non dimenticare ciò che non si deve più ripetere, in nessuna
parte del mondo. Visitiamo la grotta
dove le vittime vennero portate a gruppi di cinque e uccisi, un gruppo
sull’altro, con fredda e criminale precisione.
Prima di arrivare sul posto, si
supera la voragine aperta da una carica
di tritolo usata alla fine, nel tentativo di occultare il tutto. Poi si visita
l’ampio spazio dove sono allineati le 335 tombe che raccolgono le spoglie
mortali: su ognuna un nome, cognome, l’età, la professione; su alcuni solo la
parola “ignoto”, per coloro che non si è riusciti ad identificare. Poi c’è il
Museo, che raccoglie cimeli e documenti di quel drammatico periodo storico.
Tornati al pullman, ci si reca a
Villa Borghese: luogo per un rapido spuntino. Poi Piazza del Popolo, Via del
Corso, deviazione a Piazza di Spagna, sguardo a Trinità dei Monti e ancora su
Via del Corso, Piazza Colonna per ritrovarci tutti e 44 e, infine, nella vicina
Piazza del Parlamento. Davanti a noi troviamo una scolaresca.
Puntuali alle
15.30 si entra. Il commesso è molto gentile e ci parla della storia del Palazzo,
dalla sua origine nel ‘600 dei Papi agli adattamenti nel XIX secolo, per
ospitare il Parlamento dell’Italia Unita. Ci guida nelle sale, oltrepassiamo il
Transatlantico, sostiamo nella Sala Gialla intitolata ad Aldo Moro, nel
trentennale della sua uccisione; finalmente arriviamo nel loggione che sovrasta
la Sala, la Camera dei deputati vera e propria. Ancora qualche cenno
sulla storia e il funzionamento. L'on. Lara Ricciatti, che ci ha fatto da tramite per consentire la visita, è impegnata in Aula, ma dall'emiciclo ci vede l’on. Emanuele Lodolini, che poco dopo
ci raggiunge per un rapido saluto. Poi si torna indietro. E’ passata 1 ora ed è
tempo di riprendere il pullman; ci incamminiamo verso Piazza Venezia (dove incontriamo uno spezzone della manifestazione di protesta per la ormai imminente dichiarazione di decadenza da senatore del sig. Berlusconi), poi arriviamo all’Altare della Patria e quindi il punto convenuto, sotto il
Campidoglio.
Vincenzo è lì, puntuale. Saliamo, ma l’orecchio continua ad essere sempre teso al telefonino, per seguire
le evoluzioni meteo a Mergo e dintorni.
Intorno alle 21.00 siamo tutti a casa:
stanchi, ma soddisfatti; appagati e... paganti (i partecipanti hanno dato un piccolo contribuito, al resto pensa l'Auser).
Una esperienza positiva, molti hanno detto che è da ripetere. Si vedrà. Intanto... GRAZIE AUSER!!!
Una esperienza positiva, molti hanno detto che è da ripetere. Si vedrà. Intanto... GRAZIE AUSER!!!
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