Il Parco regionale della Gola
della Rossa e di Frasassi festeggia i suoi primi 17 anni di vita, vigilia della
maggiore età. E lo fa con le tre iniziative che vedete sul manifesto.
Correva l’anno 1997. In realtà la
nascita del Parco era avvenuta già da un anno, dopo un lungo e complesso iter
partecipativo delle Istituzioni e delle categorie sociali interessate. Ma
inciampò nell’annullamento deciso dal Commissario di Governo per un banale
‘vizio di forma’ (la delibera amministrativa con cui il Consiglio regionale
l’aveva approvato non poteva modificare la perimetrazione dell’area già
prevista da una legge regionale, quella del PPAR (Piano Paesistico Ambientale
Regionale), che non aveva impedito, però, la nascita di altri analoghi Parchi
regionali. Così, per un cavillo, Giunta-Commissioni e Consiglio regionali dovettero
ripetere l’iter istruttorio ed approvativo, in tutto e per tutto uguale a
quello precedente, solo che stavolta aveva come oggetto una “legge” e non una
semplice “delibera amministrativa”.
In realtà, pesarono l’acuto
scontro con le principali Associazioni venatorie (Federcaccia, innanzitutto) e
con i cacciatori della provincia, ben strumentalizzati e spalleggiati
politicamente dalla “destra”, soprattutto l’allora Alleanza Nazionale, che, a
difesa dei propri interessi e privilegi, avevano condotto una campagna
allarmistica e terrorizzante con argomenti del tipo: “con il Parco gli abitanti residenti non saranno più padroni delle loro
proprietà, saranno sottoposti a vincoli, divieti e multe salatissime, non
potranno coltivare le loro terre come vorranno e nemmeno modificare le case con
l’apertura di una finestra…” e baggianate di questo tipo, che però fecero
presa sulla credulità popolare e colpirono nel segno, perché l’animo umano è
più propenso a credere alle cose negative che a quelle positive.
In quegli anni e fino al 1999,
ero il Presidente della Comunità montana, l’Ente che si battè “senza se e senza
ma” a favore della istituzione del Parco (insieme alla Amministrazione comunale
di Serra S. Quirico, guidata da Fabrizio Giuliani e ad alcune Associazioni
ambientaliste: WWF, Legambiente, Italia Nostra).
In quella veste non mi sono mai
sottratto alle diverse e accesissime assemblee pubbliche promosse, in
particolare a Genga, dalle Associazioni venatorie e da un locale Comitato di
Proprietari terrieri, contrarissimi alla istituzione del Parco; assemblee
accesissime, dove non mancavano gli attacchi asperrimi, le provocazioni e qualche
tentativo, per fortuna mai riuscito, di “buttarla in cagnara”. Costoro, del
resto, erano fortemente sostenuti dalla Amministrazione comunale di Genga e dal
Sindaco Dominici, che cavalcava, in più, l’argomento del “col Parco vogliono
mettere le mani sulle Grotte, per togliercele”, a cui i gengarini erano
ovviamente estremamente sensibili (peccato, però, che l’argomento fosse del tutto
falso, come i fatti poi hanno dimostrato…).
Sostenevo a viso aperto e con
fermezza le mie idee; contestavo le Cassandre che predicavano l’avvento di
tutte le sventure e di tutte le disgrazie possibili e immaginabili.
Ma soprattutto mi
impegnai, insieme ai miei assessori (in particolare il Vicepresidente, prof.
Sebastiano Mattiello) in un dialogo “porta a porta” con i cittadini e le
famiglie del territorio del Parco (in particolare a Genga, dove la resistenza ed il pregiudizio erano particolarmente forti) confutando le
previsioni di sventura e illustrando, invece, le buone conseguenze e le
opportunità che potevano venire da una azione di protezione e tutela, ma anche
di valorizzazione e sviluppo sostenibile di questa parte del territorio.
Oggi, a distanza di tempo, si può
dire che, forse, non tutte le aspettative si sono realizzate, ma certamente non
si sono avverate le sventure e le “profezie nere” dei menagramo.
Ma perché racconto qui, a
“tantuMergo”, queste cose?
Perchè ricordo che anche Mergo ha corso il "rischio" di entrare nel Parco. Molti anni dopo i fatti di cui sopra, ricordo di aver incontrato l’allora sindaco
Corinaldesi, in un hotel di Portonovo (Ancona), dove si celebrava il Congresso
della Federazione regionale dei Parchi e delle Aree protette e io vi ero
stato invitato in qualità di ex-presidente della Federazione. Incuriosito dalla presenza del "mio" sindaco, chiesi qualcosa al Presidente di FederParchi, Giuliani, che mi disse che il
"mio" sindaco era interessato all’inserimento nel Parco della Gola della Rossa e di Frasassi di una porzione del territorio comunale, visto che il
confine passa vicinissimo (al Tribbio).
Fui piacevolmente sorpreso da
tanta sensibilità ambientale, ma anche scettico delle reali possibilità di
questa idea, visto che tra i suoi ‘supporter’ e amici politici, Peppe aveva
parecchi esponenti della lobby venatoria e della proprietà terriera mergana. I fatti, purtroppo, mi hanno poi
dato rapidamente ragione!
Le fortune
turistico-ambientali di Mergo, allora,
sono state affidate a progetti meno ambiziosi e meno impegnativi: i “6 gazebo”
disseminati nel territorio, che nessuno utilizza (ma i teloni di copertura sono costati oltre 800 €), e la fantasmagorica
“Loc-No-Loc”, che doveva essere la “carta vincente” dell’ Area camper di Via Colli, quella che doveva sbaragliare le consimili aree esistenti, ma che anche quest’anno è
rimasta desolatamente vuota; fatti salvi i 4-5 giorni a cavallo tra fine aprile
e primi di maggio in cui l’Amministrazione ha fatto “l’americana”, offrendo
ospitalità alberghiera e ristorativa alla fine di un inutile convegno (500 € di
spesa prevista); transfert gratuiti, per giorni, con mezzi e dipendenti
comunali; rifornimento elettrico e servizi gratis, per giorni, con
costi mai quantificati, a una trentina di camper e relativi proprietari. Ovviamente, a spese nostre!
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