martedì 13 marzo 2012

(257) - RACCOLTA DIFFERENZIATA: ANCORA NON CIS... IAMO ! (2° parte)

Una prima conclusione: Fare di meglio non solo è possibile (ce lo dicono i numeri) ma è necessario. Come fare?

Intanto bisogna accrescere la consapevolezza che il rifiuto è innanzitutto una risorsa, una materia “seconda”, preziosa tanto quella “prima”, il cui riuso permette di far meno uso di discariche che nessuno vuole (a casa sua) e meno spreco di risorse naturali (acqua, petrolio, energia, ecc.).

E‘ poi necessario imparare a riconoscere i rifiuti, a distinguerli, separarli in casa e conferirli nel modo “differenziato” più spinto possibile.

Infine, è necessario usare di più e meglio il Centro Ambiente che si trova a Pozzetto di Castelplanio, dove è possibile portare anche quei rifiuti (elettrodomestici, rifiuti elettronici, ingombranti di vario tipo, ecc.) che non sono conferibili con i “normali” contenitori che troviamo lungo le nostre strade.

Ovviamente, la buona volontà dei singoli Cittadini è necessaria, ma non serve a molto se non fa parte di uno sforzo e di un impegno collettivo, che veda in prima linea le Amministrazioni comunali e le società del settore, da loro partecipate: CIS, Sogenus e CIR 33, innanziutto.
Sono questi soggetti che debbono pensare e realizzare campagne permanenti di informazione dei cittadini.

Quanto è stato fatto fin qui, è assolutamente inadeguato rispetto alle necessità. Talvolta si sfiora il ridicolo.
Pensate alle “campagne” fatte dal Comune di Mergo: quella del manifesto col somaro a bordo di un’auto (vedi foto), che ho trovato dal sapore anche leggermente offensivo verso i cittadini, o la “trovata” dell’estate scorsa con i cavalletti messi lungo la Provinciale per dissuadere dal lancio di rifiuti. Iniziative la cui responsabilità non può che essere fatta risalire direttamente al nostro sindaco, che ha voluto tenere per sé la delega all’ambiente…!!!

Invece di tante minacce di applicare multe (a cui peraltro non seguono i fatti), non sarebbe meglio un ciclo di incontri con i cittadini, tenuti da esperti delle sunnominate società, nel corso dei quali fornire ai cittadini le dovute informazioni e, magari, anche qualche depliants, qualche “istruzione per l’uso”, in modo da sollecitare non le paure, ma il consenso attivo e collaborativi de cittadini, come si fa in qualche Comune vicino?

Certo, i Comuni fanno ciò che il livello culturale dei loro amministratori, da un lato, e le disponibilità finanziarie, dall’altro, consentono.

Ma, cosa fanno CIS e SOGENUS? Una parte degli utili che registrano i loro bilanci, non potrebbe essere impegnata per una maggiore produzione di materiali informativi, per la formazione di volontari che aiutino i cittadini con suggerimenti e consigli, con la istituzione di un call-center a cui rivolgersi per dissipare dubbi e incertezze e non alimentare oltre il necessario il conferimento del “talquale”? Sono solo alcune idee. Forse neanche troppo originali. Ma è evidente che non si può continuare ancora così.

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