martedì 27 marzo 2012

(262) - A MERGO, DISCUTENDO DI CRISI (che c'è) E LAVORO (che non c'è).

Qualche “saluto” di circostanza in meno, che nulla aggiunge alla Relazione introduttiva, non avrebbe guastato.
Così come qualche “comunicazione” da parte dei diversi personaggi invitati, sindacalisti e consiglieri regionali, un po’ più puntuale.
E avrebbe giovato magari anche qualche concreta proposta finale da parte del personaggio di maggior spicco, qual è senz’altro l’assessore regionale al lavoro Marco Lucchetti.

Ecco, sono tutte qui le critiche che mi sento di fare all’ “incontro-dibattito” (qui di fianco una immagine della platea e, sotto, una dell'affollato tavolo della Presidenza) che il Circolo mergano del PD ha organizzato per domenica scorsa, che avrebbe senz'altro meritato un pubblico più numeroso.

Iniziativa, peraltro, come ho già detto, altamente meritoria perché consente di affrontare in modo aperto, pubblico e collettivo una serie di temi di grandissima attualità: dalla crisi “casereccia” della Kimpa SpA (ex Alta Definizione) che ha sede, e quasi nessun dipendente, pare, nel territorio comunale; ad altre situazioni di difficoltà, come quella che riguarda un’impresa storica mergana qual è la Profili Costruzioni; fino ad allargare lo sguardo alle realtà provinciale e regionale, non meno preoccupanti; fino a qualche necessaria considerazione sui temi del dibattito nazionale in tema di “mercato del lavoro” (art. 18, ma non solo) su cui rischia di naufragare la navicella del governo “tecnico” (si fa per dire…) di Mario Monti ed Elsa Fornero.

Purtroppo ho ascoltato solo nella parte finale la relazione introduttiva svolta da Flavio Vai, capogruppo consiliare al Comune, che è stata definita densa di dati e concetti (vi riferirò quando ne avrò il testo, che ho chiesto all’Autore), ma ho ritenuto una inutile “cattiveria” (se mi capite…) non solo invitare, ma anche chiedergli di svolgere un intervento, il nostro caro sindaco Giuseppe “Peppe” Corinaldesi. Non che non gli fosse dovuto, questo omaggio, al Primo Cittadino, ma il “nostro” è apparso più impreparato che mai.
Poteva essere l’occasione buona per raccontare come fosse stato onorato, da parte della Giunta da Lui diretta, l’impegno assunto di fronte al Consiglio comunale, in quella seduta di fine settembre dello scorso anno, dopo aver discusso del “caso” della Alta Definizione.
Ma l’occasione è stata abbondantemente sprecata.
Ed è stato un peccato perchè poi, a parte un breve intervento di un lavoratore della RSU, poco si è detto dell'oggi e del domani di questa fabbrica i cui lavoratori, dopo l'inesorabile smembramento e la vendita dei macchinari, sembrano destinati ad una prospettiva drammatica, di fronte alla quale nulla il Sindaco ha ritenuto di dire in merito a ciò che l’Amministrazione ha fatto (o, forse, sarebbe meglio dire: “non ha fatto”) in questi mesi, caratterizzati da un netto peggioramento della situazione, dopo la bocciatura del concordato preventivo da parte del Tribunale fallimentare.
Del suo intervento va evidenziato, a mio avviso, il guizzo finale, di sapore vagamente “comunistico-barricadero” ( quindi chiaramente “fuori dal mondo”), allorché “il compagno Peppe” è sembrato esortare la confisca dei capannoni delle fabbriche “costruite con i soldi dello Stato”, per darli ai lavoratori costituitisi in imprenditori-cooperativi. Un autentico delirio!!!

Per il resto, ho trovato interessanti e concreti gli interventi del Segretario Filctem-Cgil di Ancona, Giuseppe Galli, e dei 2 sindacalisti uno, Claudio Zamporlini, della RSU ex Alta Definizione, e l'altro (di cui non mi sono annotato il nome) del settore edili, che hanno rispettivamente richiamato sia i termini della situazione dell'ex Alta Definizione che quelli del settore edilizio, soggetta da tempo ad una crisi ben nota.

Di ampio respiro anche l’intervento del consigliere regionale Enzo Giancarli che ha concluso ribadendo quanto detto pochi giorni fa dal Segretario nazionale Bersani e che cioè, “alla fine”, quando si arriva al momento delle scelte, “il PD sta con i lavoratori”; cosa che non sempre è apparsa chiara, come sarebbe auspicabile, in questi mesi.

A “trecentosessantagradi”, come si dice, l’intervento conclusivo dell’assessore regionale Marco Lucchetti che ha spaziato da par suo, da quel profondo conoscitore della materia qual è (che però non gli ha evitato, qualche settimana fa, l’incidente sulla Fincantieri…), rievocando i termini della crisi, le sue origini internazionali e le ricadute sulle Marche, “dove per la prima volta registriamo una disoccupazione così massiccia e diffusa”.
Ha indicato le strategie messe in campo dalla Regione (di pochi giorni fa un’ampia intervista del Presidente Spacca sul Corriere Adriatico), che ha affrontato i temi dell’innovazione, della formazione del capitale umano e della ricerca di nuovi mercati (Cina e Paesi Arabi innanzitutto).
Insomma, per dirla in breve, una relazione molto densa di spunti e stimoli alla discussione, forse però un po’ fragile sul piano delle indicazioni di lavoro su cui impegnare il PD della zona, limitate, mi pare, alla necessità di dare vita ad un ampio tavolo di confronto e concertazione tra Imprenditori, Sindacati, Enti Locali, Banche locali ecc. per discutere strategie adeguate per la fuoriuscita dalla crisi.

Meno pertinenti, infine, mi sono apparsi gli inviti di carattere più squisitamente politico, che l'assessore ha rivolto “a coloro che stanno fuori di noi”, cioè che non sono nel PD, in relazione ai passaggi difficili che l’agenda politica potrebbe riservare ai partiti. L’assessore non ha fatto nomi, non si è capito se si riferiva al ruolo che l’ “Italia dei Valori” (Di Pietro) o SEL (Vendola) stanno avendo, rispettivamente, dentro e fuori del Parlamento, di fronte ai provvedimenti del Governo (pensioni, riforma del mercato del lavoro, ecc.), ma credo di non dover essere io a ricordare ad un esponente di lunga esperienza come l’assessore Lucchetti, che un grande Partito qual’ è il PD, più che recriminare la (presunta) riottosità dei suoi “alleati”, ha il dovere di “federare” e di unire le forze che possono garantire una alternativa al Centrodestra in vista di un “dopo Monti”, quando il Paese sarà tornato alla “normalità” della dialettica politica.

Ma allora si dovrebbe aprire una riflessione su quanto sia, o appaia, lontana, nelle Marche e nel PD di Palmiro Ucchielli (ma forse anche nell’IdV di Favia e nella SEL di Edoardo Mentrasti), quella “foto di Vasto” furiosamente combattuta a colpi di… “Modello Marche”!
Ma qui mi fermo perché non vorrei oltrepassare, più quello che già ho fatto, la naturale linea di confine di questo blog.

Il tavolo della Presidenza.
Da sinistra a destra si riconoscono
Stefano Giaccaglia
(del coordinamento di zona PD),
Corrado D'Orazio
(segretario Circolo di Mergo),
Massimo Costarelli (coordinatore di zona),
Enzo Giancarli
(consigliere regionale PD),
Emanuele Lodolini
(segretario provinciale PD),
Marco Lucchetti (assessore regionale al lavoro),
Giuseppe Galli
(segretario Filctem-Cgil Ancona),
Claudio Zamporlini
(RSU ex Alta Definizione),
Flavio Vai
(Capogruppo PD Comune di Mergo e Relatore al Convegno).

1 commento:

Marco Pompili ha detto...

Iniziativa davvero interessante, peccato non aver potuto partecipare. Solo alcuni commenti, vista l’importanza del tema e la pubblicazione della relazione introduttiva di Flavio (che credo abbia fornito, o avrebbe dovuto, la trama all’incontro). Rilevo tre inesattezze e una mancanza, piuttosto importanti credo.
a-Condivisibile nel suo insieme la parte iniziale della relazione, sebbene globalizzazione e delocalizzazione sono fenomeni interconnessi ma non identici e non vi è affatto chiarezza, nelle analisi empiriche, sul fatto che la delocalizzazione abbia nel medio periodo effetti solo negativi sul mercato del lavoro.
b-Gli ammortizzatori sociali (soprattutto la cassa integrazione in deroga) hanno certamente attutito l’impatto della crisi, ma è anche grazie ad essi che la situazione dei giovani è in parte in stallo (cosa non chiara nella relazione). Le aziende, nella prima fase della crisi soprattutto, hanno adottato strategie di Labour hoarding (si sono tenute i lavoratori più di quanto necessario per il loro fabbisogno, attraverso modulazione di orari, turni differenziati e ricorso alla cassa integrazione). Ciò però ha ritardato strategie di nuove assunzioni, soprattutto dei giovani. Se utilizzati nel lungo periodo questi strumenti rischiano anche di “ritardare i processi allocativi di aggiustamento dell’apparato produttivo, e causare effetti negativi sulla crescita della produttività.” (Carlo dall’Arringa).
c- Flavio dice che “i contratti a termine di apprendistato e a progetto, quando ci sono, sono provvisori e privi di garanzie per il futuro”. Attenzione, qui siamo ad imprecisioni gravi e messaggi che possono confondere. Le due forme di lavoro non sono minimamente assimilabili, giuridicamente (l’apprendistato è un contratto da dipendente a tutti gli effetti e ha molte delle garanzie da dipendente), a livello di contenuto (l’apprendistato serve a conciliare formazione e momento di inserimento, nel co.pro la formazione è assente) e negli effetti: l’apprendistato è uno strumento importante di inserimento, soprattutto per i giovani. Nel 2010 177 mila contratti di apprendistato sono stati trasformati a tempo indeterminato, un 12% in più rispetto al 2009, in piena crisi (ISFOL, Rapporto di monitoraggio)!. Non è un caso che paesi tradizionalmente forti su questo versante (Germana e Austria) abbiano una occupazione giovanile che anche in tempi di crisi ha tenuto abbastanza bene.
d- Passo alla mancanza (della relazione, ma forse dal vivo ampiamente coperta). Si accenna alla riforma del mercato del lavoro in corso (“si stanno approvando provvedimenti di forte impatto sull’economia e sul mercato del lavoro”), ma non si capisce quale giudizio si abbia su di essa. I temi del disegno di legge sono chiari e dire che il “il Partito Democratico è a fianco di tutti i lavoratori […]” o che “Il lavoratore non è una merce […]” è meritorio, ma non aiuta di certo, proprio perché condivisibile da tutti. Il punto nevralgico è se le linee di fondo della riforma vadano nella giusta direzione. Su questo aspetto credo che l’ambiguità che si respira nelle relazione non sia imputabile a Flavio, ma alla ambiguità più generale dei partiti italiani e in particolare del PD. Credo altresì che Riccardo non abbia poi così torto, dal suo punto di vista, a richiamare l’attenzione sul fatto che non dipende tanto da SEL e IDV se l’ “alleanza” ha alti e bassi. Il tema del lavoro è emblematico a tal proposito: può essere quella di Letta, Morando o Ichino la linea vincente o quella di Fassina, Damiano, Bersani (?!), ma una piega andrebbe presa in fretta, il rischio è il compromesso infinito che snaturerebbe il disegno di legge Fornero-Monti e ancora più grave un quadro politico post Monti ancora non molto incerto (SEL e IDV, più SEL a dire il vero, le loro chiare idee le hanno, condivisibili o meno che siano). Se il tema è stato ampiamente trattato in convegno questo ultimo punto è ritirato.
Marco Pompili